Quel 3 Giugno 1963...

Il Papa della bontà e del dialogo

Papa Giovanni XXIII, nato Angelo Giuseppe Roncalli (Sotto il Monte, 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3 giugno 1963), è stato il 261º Vescovo di Roma e il 260° successore di Pietro, eletto il 28 ottobre 1958. Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000.
A 46 anni dalla scomparsa, ci piace sottolineare una caratteristica di Giovanni XXIII, la sua schietta capacità di entrare in sintonia con il mondo, la sua attitudine al dialogo e all’apertura (volle il Concilio Vaticano II). Prima ancora di salire al Soglio di Pietro, durante il periodo in cui era Patriarca di Venezia, compì gesti distensivi nei riguardi dei “lontani”. Fra i tanti va ricordato il messaggio che inviò al Congresso del PSI, partito ancora alleato del PCI i cui dirigenti e propagandisti erano stati scomunicati da papa Pio XII nel 1949, quando nel 1956 i socialisti si riunirono a Venezia. Tuttavia, nessuna discontinuità con le posizioni storiche della Chiesa. Jean Guitton, l’ultimo grande umanista francese scomparso nel 1999, molto stimato da Paolo VI che lo volle quale osservatore laico al Concilio Vaticano II, ricordava, in un articolo del 2 gennaio 1957, che Angelo Roncalli individuava le “cinque piaghe d’oggi del Crocifisso” nell’imperialismo, nel marxismo, nella democrazia progressista, nella massoneria e nel laicismo. Il 26 dicembre 1958 visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: “Non potete venire da me, così io vengo da voi...Dunque eccomi qua, sono venuto, m’avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore...la prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari”. È rimasta memorabile la carezza del Papa a quel recluso che, disperato, inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se “le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me”.
Per la sua bonomia ed il tratto profondamente umano, è ricordato con l’appellativo di “Papa buono”. Questa definizione, tuttavia, rende un’idea parziale della sua persona e del suo pontificato. Ha detto l’Arcivescovo Loris Capovilla, ospite della nostra Comunità parrocchiale nel 1988, che ne fu il segretario particolare e ne è considerato la memoria vivente: “Dal tono con cui viene sempre ripetuta, risulta che chi la usa lo sottovaluta, lo misconosce. E in effetti è rimasto un Papa sconosciuto, che nell’immaginario collettivo è rimasto quasi solo per quella frase “Andate a casa, fate una carezza ai vostri bambini e ditegli che è la carezza del Papa”. Frase totalmente spontanea, non prevista, ma che non deve indurci a dimenticare che egli fu anche un grande diplomatico, un grande politico, che anche negli anni in cui fu Nunzio apostolico a Parigi e in Turchia, dimostrò di avere una mente eccezionale e un cuore misericordioso”.
C’è di più: data l’età, colui che avrebbe dovuto essere un pontefice di transizione si rivelò invece un pontefice per molti aspetti "rivoluzionario".

Salvatore Bernocco