È utopico pensare che, amando il mondo, il mondo si converta in modo automatico, cioè senza tragedia. Amare il mondo può anche significare scatenare l’odio del mondo verso la Chiesa. È la storia della Chiesa, e soprattutto la storia dei santi, a confermarci continuamente che la Chiesa trasforma il mondo assumendo la reazione peccatrice del mondo, allo stesso modo di Cristo, di cui essa è il corpo (cf Col 1,24). (…) Anzi, più la Chiesa vive consciamente e autenticamente di Cristo, più il mondo non lo sopporta. Ma è allora che in misura sempre maggiore si rivela la pentecoste della Chiesa che la fa continuamente risorgere e progredire. (…)
Ora, il martirio passa dal suo aspetto fisico alla sua dimensione spirituale, morale e culturale.
Cercare gli applausi, le approvazioni, non fa parte del cammino spirituale, perché non fa parte dell’amore. È l’amore del Padre in ultima istanza il motivo del dramma del cristiano nel mondo, perché salva il cristiano dalle reazioni, pur logiche e comprensibili, alla opposizione del mondo.
Secondo una certa logica del mondo è grande chi reagisce, chi è forte, chi “picchia di più”. Ma l’amore sconfessa questa mentalità con la capacità risurrezionale che gli è intrinseca. Perciò il forte è il debole agli occhi del mondo e il felice è lo
sconfitto dal mondo.(…)
Il perseguitato a causa dell’amore è sempre una rivelazione dell’amore. La Chiesa sa che l’esito vero e definitivo della storia e di tutte le storie si realizza attraverso la croce e, nella luce dello Spirito Santo, si dischiude fino alla realtà escatologica, cioè che la verità delle azioni degli uomini non si esaurisce qui, ma affonda nella rivelazione della parusia. I facili applausi, le approvazioni superficiali, i consensi di comodo sono luccichii dell’ingannatore. Si può amare il mondo, lavorare per il mondo e riscuotere un certo successo. Eppure, nell’ottica spirituale, tutto questo non significa ancora quella missione maturata nell’amore che porta frutti che rimangono, perché è impossibile saltare dal giovedì santo alla domenica mattina senza vivere la passione e la morte del venerdì e il silenzio e l’attesa del sabato. Solo una missione impastata con l’amore del venerdì e del sabato santo genera per la risurrezione.
Marko Ivan Rupnik
(da: Cerco i miei fratelli - LIPA)