ATEI... ILLUMINATI

Caro direttore, da qualche tempo illustri pensatori del calibro di Augias, Dario Fo, Odifreddi ecc., si dedicano ad impegnativi problemi storico-religiosi. Nei loro libri e nelle loro “allocuzioni”, discettano di Chiesa e Papato con una sicurezza (e sicumera) tali da far arrossire san Tommaso d’ Aquino. Tanta sapienza è oggetto di devota attenzione nell’olimpo televisivo, dove già hanno notevole spazio i Santoro e i Travaglio. Altri scrittori, le cui opere pregevoli e documentale trattano eguali argomenti, sono semplicemente ignorati nei salotti televisivi alla moda. Come spiegaare certe alchimie a noi poveri mortali?

Lucio…….@……it
----------------------------

Questa è la società in cui viviamo stavo per scrivere “ci meritiamo”. Cristo è da sempre “segno di contraddizione” – è parola di Vangelo – è quindi non meravigliano più di tanto i “pro” e i “contro” Cristo. La verità è che oggi sembra diventato per alcuni talmente ingombrante questo Gesù che ci si batte in tutti i modi per eliminarlo… o meglio per eliminare la seconda parte del suo nome, Cristo, lasciandogli la prima, Gesù, che lo qualificca uomo come tutti, anzi un perdente, un predicatore un po’ idealista e forse un po’ “suonato”, un sognatore che coltiva utopie, regolarmente cancellate dal potere, un rivoluzionario imprevidente e per nulla diplomatico. Lungo la storia, soprattutto recente, alcuni ci hanno provato – e altri ci provano ancora – a portare a termine questa operazione di svuotamento del Cristo della fede. Tutti sempre regolarmente sono stati beffati da Colui che più lo dichiari uomo e più si mostra Dio, più lo seppellisci e più risorge.
In effetti, i primi a meravigliarsi di questa immarcescibilità del maestro di Galilea sono i suoi stessi detrattori.
Per costoro si può rispolverare quello che il cardinale Consalvi disse a Napoleone che aveva fatto imprigionare Pio VII: “Non siamo riusciti noi preti a distruggere la
Chiesa, crede di riuscirci vostra Maestà?”. Basta cambiare “Chiesa” con “Cristo”, e la frase è ugualmente vera. Atei ce ne sono sempre stati… Anche se non tantissimi, a dire la verità.
Nell’antichità si contano sulla punta delle dita e non si possono chiamare veri atei, penso ai filosofi atomisti. Democratico e Leucippo. Il Medioevo praticamente non ne conosce e nemmeno l’Umanesimo e il Rinascimento. Si comincia a parlare di atei nel secolo XVII con Voltaire, Compte, De Sade (il famoso marchese), Hume, Diderot. Nel XVIII e XIX secolo spuntano Nietzsche, Zola, Russel, Freud (forse), Marx e pochi altri. L’età moderna e contemporanea può annoverare Sartre, Camus (forse), Onfray, Bob Dylan, Hack, Giorello, oltre a quelli da lei citati. Questi i nomi più noti (ammesso che siano tutti atei convinti). Alcuni di costoro con onestà riconoscono che se è impossibile dimostrare l’esistenza di Dio è altrettanto impossibile dimostrarne la non esistenza. Le do piena ragione riguardo alla boria supponente di certi conduttori nostrani e alla supina condiscendenza dei media. Vede, una cosa tanto grossa fa scoop, perché si attenta alla fede della granmaggioranza dell’umanità. Discuterne è questione di primaria importanza per conquistare audience, vero e unico dio dei media. E forse c’è sotto anche qualche motivo ancor meno nobile: per sentirsi “qualcuno” bisogna che si punti in alto, molto, molto in alto, altrimenti la normalità del quotidiano ti risucchia nell’anonimato. Allora, per non affogare nel mare del nulla non resta che urlare contro l’Intoccabile, così è assicurata, o quasi, la celebrità! Bah!

(dal B.S. marzo 2008)