LA CHIESA CRESCE PER “ATTRAZIONE” NON PER PROSELITISMO

La Chiesa non è una squadra di calcio che cerca tifosi», ha detto papa Francesco alla giornalista Stefania Falasca del quotidiano Avvenire che lo intervistava il 17 novembre scorso alla vigilia della chiusura della Porta Santa. Poi, proseguendo l’intervista, ha aggiunto: «Non si può andare dietro a Cristo se non ti porta, se non ti spinge lo Spirito con la sua forza. Per questo è lo Spirito l’artefice dell’unità tra i cristiani. Ecco perché dico che l’unità si fa in cammino, perché l’unità è una grazia che si deve chiedere, e anche perché ripeto che ogni proselitismo tra cristiani è peccaminoso. La Chiesa non cresce mai per proselitismo ma «per attrazione», come ha scritto Benedetto XVI. Il proselitismo tra cristiani quindi è in se stesso un peccato grave». È indubbio che alcune affermazioni del Papa hanno provocato sconcerto fra i credenti, al punto che taluni hanno parlato finanche di una protestantizzazione del cattolicesimo. Il silenzio sulle unioni civili, fra cui quelle tra omosessuali, sul Family Day, nonché l’elogio pubblico dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e della radicale ed abortista Emma Bonino, la quale, secondo alcune fonti ben informate, ha praticato in casa, nel 1975, con una pompa per le biciclette, addirittura 10.141 aborti in dieci mesi, che secondo la legge dell’epoca equivalevano a diecimila omicidi. Ma questo Papa Francesco lo sapeva? Qualche dubbio serio affiora. Forse poteva risparmiarsi il pubblico encomio nel momento in cui si chiede ai fedeli battezzati di essere coerenti con il Vangelo. Di certo Colui che ha detto “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di essi è il Regno dei Cieli” (Mt 19,14-15) non approverebbe. Ogni creatura non nata è un’offesa al Creatore, per i cattolici è un omicidio, tant’è vero che l’aborto è un peccato grave. Certo, il Signore perdona qualsiasi peccato (tranne quello contro lo Spirito Santo) purché ci sia la conversione del cuore, una profonda e dolorosa comprensione del male procurato a sé o agli altri, altrimenti finanche la confessione non ha valore, non toglie i peccati, ma li appesantisce ed aggrava. Ciò detto – credo fosse necessario dirlo – il Papa, come ho accennato,ha riecheggiato le parole del suo predecessore, Benedetto XVI, affermando che la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione. Ma anche su questo punto dovremmo riflettere a fondo. Cosa si intende dire? Non ha detto forse il Signore: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16)? Siamo nel campo della testimonianza e dell’esempio, non del proselitismo o delle conversioni forzate, tant’è vero che il Signore allude alla predicazione, lasciando quindi liberi gli uomini di credere o no. Ma vi è una condanna per chi non avrà creduto. In che cosa consiste questa condanna se non nella lontananza da Dio, quindi nell’Inferno scelto volontariamente? È come dire che uno si scava la fossa con le sue stesse mani. È una parola dura quella di Gesù, è un severissimo ammonimento, ma chi è credente non può sorvolare o tentare di dare interpretazioni eufemistiche o di comodo. Dispiace asserirlo, ma non tutti si salveranno. Si nasce figli di Dio, ma ci si può trasformare in figli del diavolo, liberamente e con piena avvertenza. Vogliamo parlare di misericordia? Certo, parliamone e applichiamola, senza tuttavia dimenticare che fra le opere di misericordia spirituali vi è anche quella di “ammonire i peccatori”, cominciando da noi stessi. L’ammonimento è un atto di misericordia. Essa non va intesa come qualcosa di mieloso, ma come il suono di una sveglia, come uno schiaffo in pieno viso! Svegliatevi, perché il Signore è vicino! Questo è il nocciolo duro di un atto di misericordia. Concludo con un pensiero di Padre Pio che cade a pennello: «A me non fa tanto paura la giustizia, quanto la misericordia di Dio», poiché della prima non si può abusare, della seconda sì.

Salvatore Bernocco