Quaresima: tempo per fasciare e curare le ferite

Il mercoledì delle ceneri dà inizio alla Quaresima: quaranta giorni in preparazione alla Pasqua ‘’forgiati” da preghiera, digiuno e carità. E in particolar modo, quest’anno, alla scuola della misericordia. Il tempo di Quaresima di quest’anno ci conduce nel cuore del Giubileo della misericordia. È un tempo prezioso perché porta con sé la grazia di una vera e propria primavera della nostra fede, che può farla fiorire e portare buoni frutti. Tra di essi la nostra conversione che consiste in una dilatazione del cuore che accetti, non senza sforzo ma anche non senza gioia, di accogliere la bontà che Dio vuole comunicarci perché diventi la nostra stessa bontà. E la bontà di Dio, che brilla nel volto di Gesti, si chiama misericordia, come Papa Francesco ci ha più volte indicato. Ma è indispensabile comprendere bene il pensiero del Papa.
Il suo messaggio ha una dimensione molto ampia: avverto il pericolo che lo si riduca a un suo aspetto rilevante ma non unico, quello del perdono dei peccatori. Nel suo viaggio pastorale a Cuba Papa Francesco ha affermato: «Essere cristiano comporta servire la dignità dei fratelli , lottare per la dignità dei fratelli e vivere per la dignità dei fratelli». Mi pare che queste parole siano la chiave di volta del suo pensiero: ogni persona ha un valore e una dignità che dipendono dal fatto che Dio la ama, precisamente come un Padre. La misericordia è l’atteggiamento che vigila perché questa dignità “divina” abbia il rispetto che merita, in sintonia con l’amore di Dio. Se una persona è umiliata dalle sue scelte sbagliate e dalla prigionia del male in cui è finita, misericordia è liberarla, perché torni a essere bella e splendente (non solo perdono nella forma del condono, ma “risurrezione” a una esistenza degna della sua nobiltà). Se una persona è umiliata dallo stato di miseria in cui si trova, misericordia è tutto ciò che può ridonarle rispetto e dignità con le risorse indispensabili, ma anche con la possibilità di procurarsele con il proprio impegno (non basta dare cibo e soldi a chi è disoccupato, gli va aperta una possibilità di lavoro…). Se una persona è oppressa per la mancanza di libertà, di accesso alla cultura adatta alla sua esistenza, per discriminazioni, tale oppressione va tolta perché possa tornare a ergersi nella sua dignità e bellezza, e questa è ancora misericordia. Se una persona è rannicchiata su di sé, ricattata da paure, deformata da piegature egocentriche, ferita nella propria autostima, misericordia è restituirle respiro e sicurezza interiore e offrirle la possibilità di esprimere e accrescere la propria positività in una traiettoria aperta alla bontà e alla gioia. Se una persona è malata, limitata dalle sue condizioni fisiche, misericordia è cercare la sua guarigione con impegno proporzionato o almeno limitare il più
possibile sofferenze, emarginazione, barriere. Se una persona non è autosufficiente per età tenera  o avanzata, handicap, condizioni mentali e psicologiche irreversibilmente compromesse, va tutelata con ogni cura come si custodisce un immenso e prezioso tesoro. Ed ecco la traiettoria per la nostra primavera quaresimale, indicata dal Papa in Misericordiae vultus: «ln questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta».
                                                                                                                                d.C.B.