Una rigenerante Quaresima?

Lasciati condurre nel deserto, lasciati “sorprendere” dalla vita



Puoi trovare il deserto ovunque. Prima di te è andato Lui, il Cristo dei 40 giorni. L’esperienza del deserto si svolse come tu sai: il digiuno, la fame, la tentazione, la rivincita dello spirito sulle attrattive mondane.
Per te entrare nel deserto, in Quaresima, non vuol dire spostarti dalla casa che abiti, dalla professione che eserciti. Non significa abbandonare famiglia e amici.
Il deserto lo trovi ovunque, anche in città. Il tuo viaggio verso le dune silenziose e le aride steppe è, evidentemente, un andare nella tua interiorità per ritrovare te stesso, la creatura che Dio volle e sognò che tu fossi. Non aver paura di scendere verso te stesso. Il deserto di cui parliamo non significa assenza d’uomini ma presenza di Dio e di tutti i beni.
Esci da te stesso Carlo Carretto fu presidente dell’Azione Cattolica, giornate laboriose, su e giù per la Penisola, le folle, la passione per il Vangelo e tante cose belle.
Dio lo sorprese. Perché, saprai certo che Dio è novità, è creatività. Un bel giorno Carlo lasciò Roma. Lui, il viaggio lo fece davvero. Ma dovette anzitutto uscire da se stesso, liberarsi anche del bene. Quando Dio ti fa vedere “il meglio”, tu devi
lasciare “il bene” che fai. L’uomo è sempre proiettato verso l’ulteriore, mai sazio delle mete raggiunte. Carlo Carretto se ne andò a pregare, meditare, digiunare nel deserto del Sahara, che è nell’Africa. Ci stette molti anni e, quando tornò, salì a Castelgandolfo da Giovanni XXIII. Il Papa gli chiese se quella vocazione del deserto era maturata lentamente. Carlo rispose che no: “Fu di sorpresa che Dio mi ha chiamato. Non avevo mai pensato al deserto africano”. Il Papa sorrise e confidò: “Capita…. E si va a finire là dove non s’era mai pensato… Anche a me è capitato…, non ci avevo mai pensato”. E il Papa continuò a sorridere, guardando lontano da una finestra che dava sul lago di Castelgandolfo.
Carlo Carretto ha raccontato la sua esperienza nel libro “Il deserto nella città”. L’esperienza del deserto, per te, in questa Quaresima, richiede due o tre mosse, senza doverti scomodare o cercare agenzie di viaggio per il biglietto last
minute. Tu devi semplicemente chinare il capo, e meglio farai se ti porrai in ginocchio: il te stesso che cerchi è lì, e alla stessa altezza c’è Dio. Lo sai, tu ti abbassi e Dio si abbassa: lì, Dio e gli umili di cuore si intendono a meraviglia.
L’esperienza dell’ascolto
Ricorderai, in questa Quaresima-deserto, l’uscita degli ebrei schiavi dall’Egitto per divenire popolo di Dio. Entrarono nel deserto. Qualcuno si voltò indietro, qualche altro si ribellò contro Mosé, obiettandogli che le rive del Nilo ricche di frumenti erano meglio delle aride dune.
E non immaginavano che il cammino del deserto era l’incubazione per un’esistenza nuova, una ri-nascita nel segno dell’era messianica. Nel tuo piccolo, nella tua persona, si è già verificata la nuova creazione. Pensa al battesimo, meraviglia della grazia. Immaginati anche senza battesimo, senza fede, senza quel Dio che ti ama. La tua vita
è un miracolo. Come fai a non gioirne?
Ora, cosa vuol dire fare l’esperienza del deserto nella Quaresima? Ti ho suggerito poche mosse, un po’ scherzosamente. Ti ci vuole l’esperienza di ascolto. La preghiera sia ascolto, un abbandonarsi nel Signore come un bimbo nelle braccia della mamma. Non tematizzare tutto, non dare corpo alle ombre. Dio semplifica, non complica. Conosci “Il cammino semplice?”. Fu la spiritualità di Madre Teresa di Calcutta.
Semplice con Dio, semplice con la gente. Il deserto l’aveva sbozzata tutta fede e preghiera. Diceva: “Io sono una che prega”. Stop. Ma pregava con l’anima.
Tu non piegherai le ginocchia tanto per sbucciartele. Parlerai con Dio, ma attivandoti nel contempo per chi soffre, piange, ha fame. Il tuo deserto sia ad alta densità demografica!

D.C.