
mentre ci si avvia verso la conclusione del primo anno di servizio alla Chiesa da parte di papa Francesco, vengono spontanee alcune riflessioni, desunte da alcune mie letture e da considerazioni che emergono da esse. La modestia di papa Francesco è palese non solo dal suo rifiuto di trasferirsi nei palazzi apostolici (un controsenso!) perché «palazzi» non fa rima con «apostoli», ma anche nella sua disponibilità a prendere la penna in mano e rispondere con sincerità, dal profondo del cuore alle domande che gli vengono poste. Egli -è stato dettoconserva la smania di apprendere, e ciò è motivo di lode. Egli ama il dialogo e ciò che conta nel dialogo è quella parte di verità che impariamo gli uni dagli altri. La Verità - giustamente- è qualcosa che viviamo, non qualcosa che congeliamo in dogmi e credenze liofilizzati. E perché la viviamo, non si può non provare ammirazione per persone che ci mostrano attraverso la vita vissuta, la verità della frustrazione, della bellezza, della gioia o della generosità: così ha scritto di recente uno studioso. Credo che papa Francesco ci abbia orientati ad un Dio del silenzio, della contemplazione, dell’ascolto attento, un Dio -come scriveva Eckhart- che “non ha nome e non avrà mai nome”. Questo Dio che ci insegna a tacere, ad apprezzare il silenzio e ad andare in profondità, e a non presumere più che chiunque di noi conosca la grandezza di Dio, avviandoci sempre più verso la «compassione o la misericordia» come Gesù ci ha insegnato e papa Francesco non cessa di raccomandare a ognuno di noi. Colpisce sempre il desiderio del Papa di intensificare il dialogo per celebrare la vita in tutte le sue variazioni e meravigliose dimensioni. È stato anche scritto di recente che “Dio non è un sostantivo, Dio è un verbo”: ciò sembra in piena sintonia col progetto in atto, sollecitato da papa Francesco a proporci alcuni modi per tenere vivo questo dialogo importante e celebrare la vita in tutte le sue variazioni e meravigliose dimensioni. Mi sembra in ultimo ritornare a quanto ci suggerisce il Papa: dialogare fra noi per imparare le lezioni profonde e spesso antiche dei nostri antenati “per rialzarci - ha scritto Matthew Fox- al di sopra del nostro cervello rettile e dare corpo al nostro cervello mammifero, che è compassionevole. Dipenderà da quale contributo daremo alla vita, la vita Sacra. Questo tipo di dialogo, cui ci ha avviato Francesco in questo primo anno, penso vada tentato con forza e coraggio.
Cordialmente
don Vincenzo