Celebriamo l’anno cinquantesimo della prima benedizione di Giovanni XXIII dalla loggia centrale della Basilica Vaticana. Chi è e di dove viene? Chiesero in molti. Era il patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, nato a Sotto il Monte, villaggio pedemontano della Bergamasca. Aveva trascorso 15 anni di sacerdozio nella sua diocesi (1905-1920) prima di iniziare a Roma il servizio diretto della Santa Sede (1920-1925), proseguito nel Medio Oriente (1925-1944) e a Parigi (1945 - 1953) , conchiusosi con aggregazione al Collegio cardinalizio e promozione alla sede patriarcale di Venezia (1953-1958). Contava 76 anni. Ai teleschermi apparvero gli occhi di un padre sollecito e il sorriso di un pastore buono.
Chi era e com’era Papa Giovanni? Rispondo ai pochi superstiti che ebbero consuetudine con lui e agli altri che lo conobbero tramite i familiari e i conterranei; ed anche a coloro che non si specchiarono nei suoi occhi limpidi e buoni, e non compresero quanto egli fosse abbandonato unicamente nelle mani della Provvidenza e non pretendesse di risolvere gli angosciosi drammi dell’umanità a colpi di bacchetta magica; quanto gli premesse di restar fedele al binomio incastonato nel suo blasone: Obbedienza e Pace, e alla lezione di Giovanni Crisostomo: “Il vertice della condotta cristiana consiste nell’essere semplici e prudenti”.
Era l’uomo consapevole della sua nativa dignità; il sacerdote che si deliziava sull’altare tra il Libro e il Calice, il vescovo saldamente unito al Successore di Pietro; il patriarca saggio e paziente; “il papa della bontà, della pace, delle missioni, dell’ecumenismo, della Chiesa che vuole abbracciare tutte le nazioni”
(Giovanni Paolo II); il cristiano e il sacerdote della bibbia, della catechesi, della
messa, dei sacramenti, delle devozioni, della Madonna salutata madre mia, fiducia
mia, il pontefice che sublimò le naturali virtù della gente dei campi; fede e preghiera, lavoro sodo e perseverante, integrità morale della famiglia, povertà contenta e benedetta.
Di quell’elezione resta traccia nei 1670 giorni che seguirono, vissuti com’egli stesso amava asserire, con fede e nell’unione più intima con Dio: In fide et gratia, conchiusisi nel fuoco della Pentecoste con un arrivederci carico di speranza e di amore e con estrema di padre e di amico: “Richiamo a tutti ciò che più vale nella vita: Gesù Cristo benedetto, la sua santa Chiesa, il suo Vangelo, e, nel Vangelo, soprattutto il Pater noster, e nello spirito e nel cuore di Gesù e del Vangelo la verità e la bontà, la bontà mite e benigna, operosa e paziente, invitta e vittoriosa”.
+ Loris Francesco Capovilla